Mi siedo a gambe incrociate sul trifoglio, chiudo gli occhi per meditare, ma giusto qualche minuto, poi smetto perché ho voglia di guardare il prato e gli alberi e l’asino e le capre. Un’ape, poi un’altra, poi un’altra ancora, sui fiori di trifoglio. Il pavone mi passa accanto, attraversa un rigagnolo, si avvia verso la sua casetta di legno - placido. Un idillio perfetto, infranto da un bassotto senza nome - lo chiameremo Scibbolet - che forse spaventato dal verso del pavone scappa sulla strada sterrata. Una ragazza bionda lo guarda, non sa se inseguirlo, poi compaiono due donne e lei dice che è lì, Scibbolet si è avviato da quella parte. Le due donne corrono e dopo qualche minuto tornano con Scibbolet in braccio. Si torna all’idillio. Una quindicina di bambini di quattro o cinque anni si stendono sull’erba, con i loro costumini, poi cominciano a giocare. Si lanciano l’un l’altro palloncini ripieni di acqua. Sono felici, molti ricorderanno questo come uno dei giorni più belli della loro infanzia. E’ perfetto, penso. Mi correggo: sarebbe perfetto se io non ci fossi.
20 giugno, martedì
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