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Tutti gli articoli.
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Carmelo Palladino, l'anarchico dimenticato
Non è un grande teorico, Palladino. Gli mancano acutezza, profondità di analisi, sistematicità. Ma è appassionato, e la passione gli consente di cogliere l'essenziale. E l'essenziale sono le quattro parole con cui chiude un suo scritto del 1882: "malfattori come siamo, prepariamo per quelli che nasceranno: pane, uguaglianza, libertà, giustizia morale. Ci riusciremo? Un giorno lo registrerà la storia" (p. 338). La storia è andata in un'altra direzione. Capitalismo e comunismo si sono divisi il mondo, poi il primo ha scalzato il secondo. Le caste continuano. Ma la storia non è finita, contrariamente a quello che pensava Samuel Huntington. E non è escluso che alla fine ad aver ragione saranno quei malfattori che reclamavano uguaglianza e libertà per tutti.
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Padre Pio e la religione del selfie
La figura di padre Pio, anzi di San Pio, è una calamita che in modo irresistibile attira il peggio del cattolicesimo: la superstizione, il fanatismo, il miracolismo, l'esteriorità dei riti, la rinuncia al pensiero. E l'affarismo, la furbizia, l'abuso della credulità popolare. Se non vi fosse quest'ultimo aspetto - ma è mai separabile dal resto? - si potrebbe provare qualche indulgenza e vedere in una simile ridicola accozzaglia di assurdità e cattivo gusto una risposta al bisogno umanissimo di protezione. Il padrepiismo è una delle malattie del cattolicesimo. Una malattia che, se la Chiesa avesse buon senso, cercherebbe di contrastare, e che invece alimenta, incoraggia, esalta, inseguendo un facile consenso e successo presso masse sempre più distratte, sempre meno religiose. Resasi conto della difficoltà di una evangelizzazione, la Chiesa sembra perseguire l'obiettivo più abbordabile della padrepiizzazione delle masse.
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L'insegnante come intellettuale trasformativo
Si vuole smantellare la scuola pubblica perché essa forma il pensiero critico, si dice. Ma in che modo, esattamente, si educa al pensiero critico nella scuola italiana? Con quali metodi? L'impressione è che per i più il pensiero critico sia una cosa che scaturisce magicamente dal contatto con alcune discipline, segnatamente quelle umanistiche. Si studia il greco, si studia la filosofia, e si sviluppa il pensiero critico. Una sciocchezza, naturalmente. Si sviluppa il pensiero critico dialogando, argomentando, appassionandosi, confrontandosi con gli altri, sporgendosi sulla scena pubblica: tutte cose che appaiono improbabili nella scuola cattedra-banco-lezione.
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Ascoltare e parlare: per una scuola dialogica
La scuola sinagogica è quel luogo in cui più persone, insieme, attraverso il dialogo, confrontandosi con i saperi, possono esplorare insieme le possibilità individuali e collettive. La lezione, portata da polo della frontalità a quello della dialogicità, può essere uno strumento di questa scuola sinagogica. Non l'unico né il primo, ma nemmeno l'ultimo.
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Suor Giulia tra sesso e santità
Il 12 luglio del 1615 a Roma, nella chiesa della Minerva, una terziaria francescana di quarant'anni confessa davanti agli inquisitori "di aver fatto ridotto di molte persone dell'uno, e l'altro sesso miei devoti, e figli spirituali, quali per non degenerare confusione li facevo dividere in più Congregazioni in alcune stanze secrete della mia casa in un'ora a ciò destinata, dopo una breve orazione che facevo loro in lode della carità carnale, spenti i lumi li facevo congiungere insieme, e ciò senza scrupolo d'incorrere in peccato, anzi **fare atto meritorio ogni volta che si reiterava la copola, stante loro la partecipazione del dono di castità comunicatomi da Dio..."
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1 gennaio, venerdì
Il primo obiettivo del 2016 era raggiungere piazza del campo in tempo per la mezzanotte. Ci siamo fatti di corsa via Camollia e via Banchi di sopra, con una bottiglia di spumante e due bicchieri. Meno cinque, quattro, tre. L'uno è arrivato che eravamo a palazzo Tolomei. Niente. Siamo riusciti a mettere piede a piazza del campo che il 2016 era già vecchio di tre o quattro minuti. La piazza era gremita come nel giorno del palio, e sul palco un gruppo pugliese suonava la tarantella. La tarantella: quella musica che è bella per un minuto, due minuti: e poi induce stati di coscienza alterata. Fortunatamente dopo un po' hanno smesso: trovarmi in una folla di persone in stato di coscienza alterata è uno dei miei incubi (trovarmi in una folla in generale, a dire il vero).
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Una nuova scena di meraviglia e di amore
Nel 1739 il gesuita francese Guillaume-Hyacinthe Bougeant (1690-1743) pubblicò un "Amusement philosophique sur le langage des bêtes" che, com'è chiaro fin dal titolo, voleva essere null'altro che un divertissement, ma che finì per procurargli guai. Sosteneva, il gesuita, che gli animali non sono le macchine che pensava Cartesio; che con ogni evidenza sono dotati di sensibilità e di ragione, senza che tuttavia sia possibile riconoscere loro il possesso di un'anima, ché l'ortodossia non lo consente. Per salvare - così almeno credeva - l'ortodossia, se ne uscì con una tesi bizzarra: gli animali ospitano i dèmoni che ab origine si sono ribellati a Dio, in attesa dell'ultimo giudizio.
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Razzismo standard
Per Facebook un manifesto che inequivocabilmente incita all'odio contro i neri è non censurabile.
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Nous sommes Charlie Hebdo?
Lo Spirito Santo, il Figlio ed il Padre presi in una relazione non proprio spirituale. E' una delle vignette di _Charlie Hebdo_ che hanno preso a circolare dopo il massacro di ieri. Suscitando sconcerto in non pochi cattolici che fino a poco prima erano pronti a dire "Je suis Charlie Hebdo", e che si sono ritrovati invece a reclamare la censura e ad affermare i limiti della libertà d'espressione.Perché sì, la satira è importante, e rivendichiamo tutti il libero pensiero come conquista dell'Occidente, ma il Figlio che prende lo Spirito Santo nel didietro...
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Virtualizzare l'esperienza
L'occhio cattura la scena e la manda alla propria memoria personale. L'occhio della fotocamera del cellulare cattura la scena e la manda a Facebook: ossia alla nostra nuova memoria collettiva. Si verificano così due cose. La prima è che la nostra esperienza viene virtualizzata. La seconda è che questa esperienza virtualizzata è immediatamente una esperienza sociale.
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3 gennaio, sabato
Normale: che qualcuno rivolga la parola ad un estraneo solo per usarlo; questo, nella nostra società, è normale. Rivolgere la parola ad un estraneo solo per parlare con lui, senza alcun altro fine, penso, sarebbe una cosa davvero rivoluzionaria. Chiedere della sciarpa, e dei figli, e di tutto quanto il resto, solo per conoscere, per stringere legami, per gettare ponti oltre le mura del nostro io.Ma, ecco, se lo facessimo, pure useremmo l'altro: ci servirebbe per fare la rivoluzione. E il mondo torna a sembrarmi un groviglio, mentre salto giù dall'autobus e mi avvio verso casa.
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Ancora, ancora, ancora
La morte non è solo la nostra fine - la fine della nostra misera persona. La morte è, per noi, la fine del mondo. Quando moriamo, si spegne per noi l'alba sulle colline, il sorriso di un bambino, la sorpresa di una presenza. La morte di ogni essere umano è la morte del mondo intero.
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Danilo Dolci, quindici anni dopo
L'importanza di diventare obiettori di coscienza.
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Sulla soglia
Sulla soglia del nome e della forma
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Ma insomma, cos'ha questo Comenio che non va?
Un dialogo su Comenio e i suoi limiti.