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Tutti gli articoli.
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Prima gli italiani! Anzi: prima i Rom!
La notizia che una famiglia di Rom ha occupato a Porto Cervo una lussuosa villa la cui proprietà riconducibile a Formigoni (ma i giornali parlano senz'altro di "villa di Formigoni") mette in serio imbarazzo salviniani e populisti d'ogni genere. Da una parte i Rom, dall'altra Formigoni, rappresentante dell'odiata casta politica. Chi odiare di preferenza? Verrebbe quasi da preferire i Rom, questa volta, tanto più che la motivazione dei genitori - "Anche i nostri figli hanno diritto a una vacanza al mare" - è di quelle che mettono tenerezza. Ma i Rom sono Rom, e l'odio nei loro confronti è radicato, tenace, fortissimo.
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Donnarumma e la religione della scuola
Fino a qualche giorno fa per me Donnarumma era il personaggio di un dimenticato romanzo di Ottiero Ottieri del 1959. So ora che esiste un altro Donnarumma - per la stragrande maggioranza l'unico Donnarumma - che fa il portiere del Milan. Di lui parlano i giornali perché ha rinunciato a sostenere gli esami di Stato in un istituto paritario per andare ad Ibiza. Scelta che Gramellini ha ieri seriamente bacchettato sulla sua rubrica sul "Corriere della Sera". Perché indignarsi se un giovane calciatore già milionario rinuncia alla scuola, dice Gramellini, in un paese in cui la scuola è considerata null'altro che uno strumento per trovare lavoro?
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Don Milani, il papa e la lotta di classe
Pur con le migliori intenzioni, il papa non riesce a far di meglio che far rientrare don Lorenzo nello schema caritativo. Il Priore s'è preso cura dei poveri realizzando il "volto materno e premuroso" della Chiesa. Siamo a un passo dalla santificazione-addomesticamento. Il papa vola fino a Barbiana per dire che don Milani s'è preso cura dei poveri, mentre da cinquant'anni don Milani attendeva che si dicesse che prendersi cura dei poveri in modo cristiano significa insegnar loro la lotta di classe.
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Oë #1-7
Sette poesie in lingua foggiana.
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27 giugno, martedì
Gli atti vitali sono terribili. Mangiare, uccidere, scopare. Ma il più terribile di tutti è dormire. Ora ci sono, ora non ci sono più.
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24 giugno, sabato
Penseremmo di avere un corpo, se il nostro corpo scomparisse nel nulla per sette, otto, nove ore al giorno? Penseremmo addirittura di essere un corpo?
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20 giugno, martedì
Mi siedo a gambe incrociate sul trifoglio, chiudo gli occhi per meditare, ma giusto qualche minuto, poi smetto perché ho voglia di guardare il prato e gli alberi e l'asino e le capre. Un'ape, poi un'altra, poi un'altra ancora, sui fiori di trifoglio.
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I Testimoni di Geova, Tolstoj e la Russia di Putin
Passa sotto silenzio, come se non ci riguardasse, la notizia che la Corte suprema russa ha messo al bando su tutto il territorio nazionale i Testimoni di Geova. Equiparati ai terroristi in quanto "estremisti", i Testimoni di Geova rischieranno il carcere da sei a dieci anni se continueranno nel loro culto, e i loro beni saranno confiscati. Come sotto il comunismo.
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Combattere la violenza educativa, non solo quando si tratta di velo
E' un'ottima cosa se si combatte e si rifiuta ogni forma di violenza educativa. Si sia conseguenti, però: discutiamo di violenza educativa; condanniamo lo schiaffo "educativo"; condanniamo tutte le forme di violenza su bambini ed adolescenti; interroghiamoci sulla legittimità di tutte le forme di costrizione che esercitiamo su di loro. Mettiamo al centro della discussione pubblica tutte le forme di violenza che esercitiamo in nome dell'educazione. Se non lo facciamo - se non ci interroghiamo sulla violenza nostra, insieme alla violenza dell'altro - la nostra è penosa, pericolosa ipocrisia.
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8 marzo, mercoledì
Per qualche ora ho provato a rientrare in Facebook. Nel giro di pochi minuti sono stato risucchiato in un vortice di imbecillità . Mi è finita sotto mano la foto di Capitini alla marcia della pace, con il cartello "Unità con tutti per sempre". No, Aldo. Il tuo paradiso è il mio inferno...
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Intervista a Vice
A proposito dei controlli antidroga a scuola.
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Facebook come asocial network
Ho visto che in questi ultimi giorni è diventato virale, come si dice, un mio articolo dello scorso anno sui controlli antidroga a scuola. Su una pagina Facebook ha più di novemila like. Altri siti e pagine riprendono l'articolo senza citare la fonte, tutti dicono che è stato scritto adesso, qualcuno dice che è una lettera, qualcuno dice che sono una professoressa. La7 mi invita a parlarne in una trasmissione che non conosco. Qualcuno mi copre di insulti pubblicamente, qualche altro privatamente, qualcuno mi segnala alle forze dell'ordine e all'ufficio scolastico..
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Conviene davvero delegittimare gli insegnanti?
L'educazione è sempre stata una impresa di tutta la comunità . Se diventa affare della famiglia, se il ruolo educativo della comunità viene sminuito, può accadere di smarrire il vincolo sociale stesso, e di trovarci di fronte ad una pseudo-società che non è che l'aggregato di famiglie autoreferenziali, monadi sociali senza porte né finestre, che si guardano l'un l'altra con sospetto. E' una dinamica sociale che ha già qualche anno e di cui sono avvertibili i primi effetti.
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L'incarnazione del divino in Giuliano Ferrara
Con ogni evidenza un articolo del genere non merita il tempo che sto impiegando per commentarlo. Ferrara dice della bestialità prive di qualsiasi logica, e chiunque abbia un po' di cervello e una contezza meno che vaga di cos'è una democrazia lo vede bene da sé. Ma va commentato per il suo valore esemplare; perché rappresenta, nella sua bestialità , un tipo di discorso pubblico che nel nostro paese, che tra i paesi democratici si distingue per la pessima qualità dell'informazione e del dibattito pubblico, ha un suo seguito.
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Victory
Ha ventitré anni, Victory. Dovrei dire aveva, perché Victory è morta, ma dico che li ha perché Victory è qui, accanto a me, mentre scrivo. Victory è nigeriana, e lo si capirebbe dal nome, se non lo sapessimo. Quasi tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano questi nomi: Victory, Destiny, Goodluck. Nomi di gente che vuole crederci. Tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano storie terribili da raccontare. La storia di Victory finisce a Foggia, anzi a Borgo Mezzanone. Ufficialmente questo borgo, creato dal fascismo per attuare la sua politica dei borghi rurali, fa parte del territorio di Manfredonia, anche se dista solo quindici chilometri da Foggia. Qui Victory vive in un ghetto, in uno dei ghetti nei quali vivono – languono, lottano, soffrono – i lavoratori-schiavi che vengono a lavorare nei campi del Foggiano.